Cieli di Valium

Ma cos'è, effettivamente, questa opera? La risposta la si può trovare sin dalle primissime righe: è un cantico d'amore. Come ogni buon concept album che si rispetti, infatti, esiste in questa raccolta un filo che collega in modo inequivocabile ogni singola immagine, ogni singola parola. L'amore, per l'appunto. Smisurato amore per una donna, per la propria anima, per un sogno, e per un'umanità per la quale l'autore si sente in dover di agire, di salvarla, nonostante il velo di odio profondo che vuol stendere su di essa per mascherarne l'affetto.

Questi racconti disegnano come su una grande tela un mondo, un universo di emozioni e colori, anche se in questo caleidoscopio il colore predominante è il nero. Una sorta di Romanticismo del ventunesimo secolo. Questo perché la ribellione e l'inquietudine dell'autore/protagonista, nonché il suo completo abbandono ai sentimenti, vengono visti in chiave moderna, cercando di analizzare il disagio interiore partendo da più punti di vista. Il tratto più interessante di quest'opera, infatti, è la capacità di immaginarsi in situazioni sempre diverse ma mai vissute realmente: il padre di una ragazza rinchiusa in un ospedale psichiatrico, un artista maledetto sulla cresta dell'onda, un impiegato trentenne contrapposto a un giovane ribelle ventenne, un pugile, un ipotetico regista, un fotografo.
>Da un'idea di Alessio Miglietta, vincitore al premio Letteratura Italiana Contemporanea 2023, autore di Cieli di Valium, Grunge (1984), e Requiem di Vite e Amori.

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